|
Case Terrasini: sole, mare, storia, cultura e relax, case, quanto di meglio puoi trovare nel Mediterraneo |
|
|
Un tuffo nel passato, passeggiando nel Medioevo. L'antico borgo di Erice
Oggi da Terrasini mi sposterò nel trapanese, più precisamente ad Erice. Ieri sera me ne ha parlato un mio amico terrasinese con una tale appassionata enfasi da farmi crescere dentro una curiosità e una voglia pazza di conoscerla.
Così dopo aver fatto colazione nel solito bar sul porto di Terrasini, dove oltre a soddisfare il palato, grazie al panorama, appago gli occhi e nutro l'anima; recupero la mia auto ed imbocco l'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo. Direzione Trapani. Tutto dritto, uscita Trapani, indicazioni per Erice vetta.
Ed eccomi arrivata, dopo aver percorso una via alberata e con tanti tornanti che ti iniziano a dare la percezione dell'altezza. Erice infatti svetta sul Monte San Giuliano e da lassù domina Trapani e tutto il golfo con vista sulle Egadi.
Erice è interamente pedonabile, quindi si parcheggia in uno dei posteggi posti proprio fuori l'urbe. Mi avvio ed entro nella cittadina dalla Porta Trapani, una classica porta ogivale inserita nella cinta muraria elimo-punica che costituisce l'accesso principale al nucleo urbano (le altre due sono la Porta Spada a nord e la Porta Carmine posta antistante la Chiesa omonima).
Inizio a vagare tra i suoi vicoli stretti, tutti pavimentati con basolati di pietra liscia. Chissà quanta gente ha calpestato queste strade? Tante, anzi tantissime se si considera che secondo Tucidide, storico ateniese, Erice fu fondata dagli esuli Troiani che si insediarono sulla montagna durante la loro fuga nel Mediterraneo, dando poi vita al leggendario popolo degli Elimi. Anche Virgilio la cita nellEneide, testimone due volte della presenza di Enea. Secondo gli storici, insieme a Segesta, Erice è stata la città più importante degli Elimi, in particolare la loro capitale religiosa. Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione trasferendo parte degli ericini a valle (questi poi fondarono Drepanum, l'odierna Trapani).
I Romani, successivamente, vi venerarono la "Venere Ericina", la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Il tempio di Venere rappresentava un punto di riferimento per tutti i marinai e i pellegrini del Mediterraneo, che, guidati dal fuoco sacro che le ancelle della dea tenevano acceso, vi giungevano per rendere omaggio a Venere attraverso la congiunzione con le sue sacerdotesse.
Sui resti di quel tempio nacque nel XII secolo, ad opera dei Normanni, "il suggestivo Castello di Venere", che rappresenta ancora oggi uno dei simboli di Erice e "meta di pellegrinaggio".
Continuo a camminare senza un obiettivo, passando tra piazzette, strade selciate, piccoli antri e botteghe artigiane con la merce appesa sulle pareti delle case: tappeti colorati (i famosi tappeti ericini realizzati con vecchi telai), ceramiche tipiche.
E poi vetrine piene di dolci, ancora oggi prodotti seguendo le antiche ricette conventuali delle monache di clausura grazie alla signora Maria Grammatico che ne carpì i segreti, come le paste di mandorla e le famose "genovesi".
Dagli usci un profumo di vaniglia e zucchero velato invade le strade. Un'atmosfera magica che mi riporta indietro ed immergere nel Medioevo. Non mi stupirei se vedessi uscire da qualche palazzina delle "madonne", vestite di velluti e copricapi adornati con passamanerie di pregio, con appresso il loro seguito di servitori.
Alla fine del corso mi imbatto in uno slargo dove si erge la Matrice - Chiesa Madre - imponente, austera, semplice, bellissima. Torno indietro seguendo l'odore dolce della pasticceria. Non posso resistere, ordino una genovese. Arriva calda. L'addento e vado in estasi.
Lo scrigno di pasta frolla nasconde una preziosa, morbida, leggera crema alla vaniglia dal gusto indescrivibile. Chiudo gli occhi per rinforzare le emozioni. Vi prego, non svegliatemi!
Nota: Erice è famosa a livello internazionale per il "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana", fondato dall'illustre fisico Antonino Zichichi, dove si svolgono convegni scientifici che affrontano emergenze in campo medico, meteorologico, tecnologico ed ambientale.
di Monica Cecere - blogger flâneur per Caseterrasini.com
| |
|
Un tuffo nel passato, passeggiando nel Medioevo. L'antico borgo di Erice
Oggi da Terrasini mi sposterò nel trapanese, più precisamente ad Erice. Ieri sera me ne ha parlato un mio amico terrasinese con una tale appassionata enfasi da farmi crescere dentro una curiosità e una voglia pazza di conoscerla.
Così dopo aver fatto colazione nel solito bar sul porto di Terrasini, dove oltre a soddisfare il palato, grazie al panorama, appago gli occhi e nutro l'anima; recupero la mia auto ed imbocco l'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo. Direzione Trapani. Tutto dritto, uscita Trapani, indicazioni per Erice vetta.
Ed eccomi arrivata, dopo aver percorso una via alberata e con tanti tornanti che ti iniziano a dare la percezione dell'altezza. Erice infatti svetta sul Monte San Giuliano e da lassù domina Trapani e tutto il golfo con vista sulle Egadi.
Erice è interamente pedonabile, quindi si parcheggia in uno dei posteggi posti proprio fuori l'urbe. Mi avvio ed entro nella cittadina dalla Porta Trapani, una classica porta ogivale inserita nella cinta muraria elimo-punica che costituisce l'accesso principale al nucleo urbano (le altre due sono la Porta Spada a nord e la Porta Carmine posta antistante la Chiesa omonima).
Inizio a vagare tra i suoi vicoli stretti, tutti pavimentati con basolati di pietra liscia. Chissà quanta gente ha calpestato queste strade? Tante, anzi tantissime se si considera che secondo Tucidide, storico ateniese, Erice fu fondata dagli esuli Troiani che si insediarono sulla montagna durante la loro fuga nel Mediterraneo, dando poi vita al leggendario popolo degli Elimi. Anche Virgilio la cita nellEneide, testimone due volte della presenza di Enea. Secondo gli storici, insieme a Segesta, Erice è stata la città più importante degli Elimi, in particolare la loro capitale religiosa. Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione trasferendo parte degli ericini a valle (questi poi fondarono Drepanum, l'odierna Trapani).
I Romani, successivamente, vi venerarono la "Venere Ericina", la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Il tempio di Venere rappresentava un punto di riferimento per tutti i marinai e i pellegrini del Mediterraneo, che, guidati dal fuoco sacro che le ancelle della dea tenevano acceso, vi giungevano per rendere omaggio a Venere attraverso la congiunzione con le sue sacerdotesse.
Sui resti di quel tempio nacque nel XII secolo, ad opera dei Normanni, "il suggestivo Castello di Venere", che rappresenta ancora oggi uno dei simboli di Erice e "meta di pellegrinaggio".
Continuo a camminare senza un obiettivo, passando tra piazzette, strade selciate, piccoli antri e botteghe artigiane con la merce appesa sulle pareti delle case: tappeti colorati (i famosi tappeti ericini realizzati con vecchi telai), ceramiche tipiche.
E poi vetrine piene di dolci, ancora oggi prodotti seguendo le antiche ricette conventuali delle monache di clausura grazie alla signora Maria Grammatico che ne carpì i segreti, come le paste di mandorla e le famose "genovesi".
Dagli usci un profumo di vaniglia e zucchero velato invade le strade. Un'atmosfera magica che mi riporta indietro ed immergere nel Medioevo. Non mi stupirei se vedessi uscire da qualche palazzina delle "madonne", vestite di velluti e copricapi adornati con passamanerie di pregio, con appresso il loro seguito di servitori.
Alla fine del corso mi imbatto in uno slargo dove si erge la Matrice - Chiesa Madre - imponente, austera, semplice, bellissima. Torno indietro seguendo l'odore dolce della pasticceria. Non posso resistere, ordino una genovese. Arriva calda. L'addento e vado in estasi.
Lo scrigno di pasta frolla nasconde una preziosa, morbida, leggera crema alla vaniglia dal gusto indescrivibile. Chiudo gli occhi per rinforzare le emozioni. Vi prego, non svegliatemi!
Nota: Erice è famosa a livello internazionale per il "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana", fondato dall'illustre fisico Antonino Zichichi, dove si svolgono convegni scientifici che affrontano emergenze in campo medico, meteorologico, tecnologico ed ambientale.
di Monica Cecere - blogger flâneur per Caseterrasini.com
|
|
Un tuffo nel passato, passeggiando nel Medioevo. L'antico borgo di Erice
Oggi da Terrasini mi sposterò nel trapanese, più precisamente ad Erice. Ieri sera me ne ha parlato un mio amico terrasinese con una tale appassionata enfasi da farmi crescere dentro una curiosità e una voglia pazza di conoscerla.
Così dopo aver fatto colazione nel solito bar sul porto di Terrasini, dove oltre a soddisfare il palato, grazie al panorama, appago gli occhi e nutro l'anima; recupero la mia auto ed imbocco l'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo. Direzione Trapani. Tutto dritto, uscita Trapani, indicazioni per Erice vetta.
Ed eccomi arrivata, dopo aver percorso una via alberata e con tanti tornanti che ti iniziano a dare la percezione dell'altezza. Erice infatti svetta sul Monte San Giuliano e da lassù domina Trapani e tutto il golfo con vista sulle Egadi.
Erice è interamente pedonabile, quindi si parcheggia in uno dei posteggi posti proprio fuori l'urbe. Mi avvio ed entro nella cittadina dalla Porta Trapani, una classica porta ogivale inserita nella cinta muraria elimo-punica che costituisce l'accesso principale al nucleo urbano (le altre due sono la Porta Spada a nord e la Porta Carmine posta antistante la Chiesa omonima).
Inizio a vagare tra i suoi vicoli stretti, tutti pavimentati con basolati di pietra liscia. Chissà quanta gente ha calpestato queste strade? Tante, anzi tantissime se si considera che secondo Tucidide, storico ateniese, Erice fu fondata dagli esuli Troiani che si insediarono sulla montagna durante la loro fuga nel Mediterraneo, dando poi vita al leggendario popolo degli Elimi. Anche Virgilio la cita nellEneide, testimone due volte della presenza di Enea. Secondo gli storici, insieme a Segesta, Erice è stata la città più importante degli Elimi, in particolare la loro capitale religiosa. Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione trasferendo parte degli ericini a valle (questi poi fondarono Drepanum, l'odierna Trapani).
I Romani, successivamente, vi venerarono la "Venere Ericina", la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Il tempio di Venere rappresentava un punto di riferimento per tutti i marinai e i pellegrini del Mediterraneo, che, guidati dal fuoco sacro che le ancelle della dea tenevano acceso, vi giungevano per rendere omaggio a Venere attraverso la congiunzione con le sue sacerdotesse.
Sui resti di quel tempio nacque nel XII secolo, ad opera dei Normanni, "il suggestivo Castello di Venere", che rappresenta ancora oggi uno dei simboli di Erice e "meta di pellegrinaggio".
Continuo a camminare senza un obiettivo, passando tra piazzette, strade selciate, piccoli antri e botteghe artigiane con la merce appesa sulle pareti delle case: tappeti colorati (i famosi tappeti ericini realizzati con vecchi telai), ceramiche tipiche.
E poi vetrine piene di dolci, ancora oggi prodotti seguendo le antiche ricette conventuali delle monache di clausura grazie alla signora Maria Grammatico che ne carpì i segreti, come le paste di mandorla e le famose "genovesi".
Dagli usci un profumo di vaniglia e zucchero velato invade le strade. Un'atmosfera magica che mi riporta indietro ed immergere nel Medioevo. Non mi stupirei se vedessi uscire da qualche palazzina delle "madonne", vestite di velluti e copricapi adornati con passamanerie di pregio, con appresso il loro seguito di servitori.
Alla fine del corso mi imbatto in uno slargo dove si erge la Matrice - Chiesa Madre - imponente, austera, semplice, bellissima. Torno indietro seguendo l'odore dolce della pasticceria. Non posso resistere, ordino una genovese. Arriva calda. L'addento e vado in estasi.
Lo scrigno di pasta frolla nasconde una preziosa, morbida, leggera crema alla vaniglia dal gusto indescrivibile. Chiudo gli occhi per rinforzare le emozioni. Vi prego, non svegliatemi!
Nota: Erice è famosa a livello internazionale per il "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana", fondato dall'illustre fisico Antonino Zichichi, dove si svolgono convegni scientifici che affrontano emergenze in campo medico, meteorologico, tecnologico ed ambientale.
di Monica Cecere - blogger flâneur per Caseterrasini.com
|
PAGINE [ più recente: 3 ] [ archivio: 2 - 1 - ] |
|